CENTRO STUDI: LA CITTADELLA INNOVA


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Barletta Città Marinara, tra ruolo istituzionale, commerciale e militare – Intervista al dott. Nicola Palmitessa - Barletta Città Marinara

Barletta Città Marinara, tra ruolo istituzionale, commerciale e militare – Intervista al dott. Nicola Palmitessa

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Barletta Città Marinara, tra ruolo istituzionale, commerciale e militare – Intervista al dott. Nicola Palmitessa

All’indomani della presentazione di quello che l’amministrazione comunale ha intenzione di far diventare il cosiddetto “Museo Diffuso del Mare”, è ritornato prepotente l’argomento di quanto importante sia il mare per la nostra cittadina.

È sentimento comune che il mare rappresenti per Barletta una risorsa imprescindibile, ma in un passato forse ingiustamente dimenticato il connubio tra Barletta e il mare è stato ancora più stretto, tanto che sta emergendo la teoria per cui Barletta sia stata una vera e propria “Città marinara” al pari delle storiche repubbliche marinare Pisa, Amalfi, Genova e Venezia.

È questo il caso del dott. Nicola Palmitessa che, dopo otto lunghi anni di traduzione studio dei documenti ufficiali in collaborazione con la dott.ssa Carla Colucci, ha nei due volumi in uscita ad aprile “Barletta: La Città Marinara per il Regno – Volume Primo” e “Un Regno per le Città marinare di Puglia – Volume Secondo”, editi dal Centro Studi La Cittadella Innova, illustrato questa affascinante scoperta.

Noi di Barletta News abbiamo quindi intervistato il dott. Palmitessa per saperne di più riguardo questo interessante argomento e illustrare solo alcuni degli spunti che è possibile ritrovare nei tomi che verranno presentati al pubblico il prossimo 21 aprile alle ore 19:00 presso la sala della Comunità S. Antonio.

Dottor Palmitessa, come è nata l’idea di questo studio?

Ogni libro di questa collezione (che portata a termine dovrebbe constare di sei volumi) parte dalla traduzione integrale dei diversi documenti presi in esame, cosa che mi fu suggerita da un docente di Storia Economica dell’Università di Bari, secondo il quale la presenza di documenti relativi agli armatori propri, nativi della città di Barletta, può delineare una vera e propria identità da Città Marinara per Barletta non solo militare ma anche e soprattutto Istituzionale, con moneta propria, proprie imbarcazioni, con un ruolo commerciale sempre supportato anche dal ruolo militare. Non è solo quindi il ricordo del ruolo di Barletta durante le crociate, ma un vero e proprio ruolo istituzionale, con riferimenti a numerose caratteristiche che la identificano come città marinare, similmente alle più famose quattro repubbliche marinare. Tutti questi indici e criteri che identificano Barletta come Città Marinara sono stati quindi posti al centro di quest’opera anche grazie a quei docenti che, 30 anni fa, mi spinsero a perseguire fin da allora questa ricerca. Con la dottoressa Carla Colucci abbiamo lavorato per circa otto anni su questi documenti, e questi volumi, frutto del nostro lavoro, verranno presentati il prossimo 21 aprile.

Quindi ciò che è stato possibile capire attraverso lo studio di questi documenti tradotti per l’occasione è il ruolo di Barletta come vera e propria Città Marinara

Esattamente. Questo materiale ridefinisce un po’ la concezione che si aveva sulla struttura del Regno di Napoli prima e del Regno delle Due Sicilie poi, ne ristruttura le identità delle singole città che lo componevano. La sostanza della ricerca è il chiedersi, vista la vastità del Regno in questione (che include oltre la Puglia anche l’attuale Campania, Basilicata e Calabria), quali altre città avevano un ruolo così importante sul mare oltre la città di Amalfi?

Istituzionalmente viene meno, in pratica, l’unità vera e propria del Regno di Sicilia, un regno che la storia ci insegna essere diventato unitario dopo la caduta dell’Impero Romano grazie alla Chiesa e ai Normanni intorno al 1130 e in cui gli storici non osavano porre delle città che avessero una sorta di indipendenza come i Comuni che regnavano nel Nord.

Eppure tra le repubbliche marinare c’era Amalfi, città del Regno, che però viene praticamente spodestata dopo l’accordo tra Normanni e Chiesa dal suo ruolo a questo punto della storia, perché sul piano strategico i Normanni decidono in accordo con la Chiesa di orientarsi vero Oriente, verso i Balcani e la Terra Santa, territori dove si giocavano le varie contese tra i sovrani del mediterraneo. Il versante Tirreno viene quindi sostanzialmente ignorato.

Contestualmente a questo venire meno di Amalfi, arriva nel 1190 la nomina di Barletta a “civitas regia” grazie a re Tancredi, che volle ricomporre, per affrontare le pretese al trono ereditato da suo padre, quella parte di regno concedendosi quello che potremmo definire un “regalo strategico a se stesso”.

Cosa implica questa nomina di Barletta a “civitas regia”?

Rende tutto ciò che è presente nel territorio di Barletta non più proprietà dei nobili ma direttamente proprietà dello Stato, sotto la diretta egida del Re, proprio in virtù del suo ruolo strategico nei commerci e sotto il punto di vista anche militare.

Le dinastie che seguirono il regno degli Svevi consolidarono questo orientamento e sul piano istituzionale, dagli Svevi in poi, Barletta diventa e rimane capoluogo di provincia e regione, come confermato dai documenti che abbiamo preso in considerazione, come per esempio confermatoci dal Quaderno del Regio Portulano di Puglia (1303-1304), una sorta di libro contabile caratteristico del Regno di Napoli di una carica resistita fino al 1800.

Un’autorità che piano piano è venuta meno, perdendo parte del suo potere con l’arrivo del viceregno spagnolo nel mezzogiorno, ma i cui quaderni comunque sottolineano come Barletta avesse effettivamente il ruolo di una Città Marinara.

Quindi quattro dinastie si sono succedute (Normanni, Svevi, Angioini edf Aragonesi) e tutte e quattro hanno confermato questo particolare ruolo istituzionale di Barletta

Esattamente, tant’è vero che ancora oggi esiste un titolo legato al territorio denominato “Ducato di Puglia”. Se a lecce abbiamo il Ducato di Lecce, o il Principato di Taranto, di cui faceva parte all’inizio anche Bari, ma Barletta era Caput Regionis ed essere il centro del Ducato di Puglia voleva dire essere fonte di un titolo nobiliare gelosamente trasmesso dai Normanni in poi. Tutt’oggi il titolo nominalmente esiste ancora ed appartiene ad Aimone di Savoia-Aosta, figlio di Amedeo, che porta il titolo di Duca delle Puglie.

Un titolo che si tramanda dal 1100 ad oggi con alla base un territorio unificato che partica da Aversa e arrivava a Trani, comprendendo città come Canne della Battaglia e, per l’appunto Barletta come suo centro. Il territorio poi si è steso ed è nato il vero e proprio Ducato di Puglia, che coincideva sostanzialmente con la parte nord della nostra regione.

Quali erano i rapporti tra Barletta e il Regno di Napoli e le altre Repubbliche Marinare?

Probabilmente Barletta rappresentava la principale competitor di molte di loro, specialmente per Venezia, che ne condivideva lo stesso mare.

Tant’è che i dissidi tra Federico II, di ritorno dalla crociata con armate di credo musulmano, e il papato, alleato con la repubblica di Venezia, potrebbero, secondo me, ricondursi ad una spinta della repubblica stessa per attaccare la sua rivale, spingendo sul bisogno del papato di tutelarsi da una minacciata invasione di guerrieri del credo islamico.

Tuttavia pur attaccando le città costiere del Gargano, nessuna armata o flotta osò attaccare direttamente Barletta, perché probabilmente era stata organizzata una forte difesa marittima attorno alla città, con un imponente schieramento anche militare.

Quanto importante era quindi la “Città Marinara” di Barletta sotto un punto di vista strettamente commerciale?

Da un punto di vista più commerciale, è importante vedere quanto annotato nell’importantissimo Quaderno del Portulano, un documento davvero unico nel suo genere e che ci ha permesso di capire moltissimo riguardo il ruolo commerciale, istituzionale e anche militare della città. Il quaderno ci riferisce, per i primi anni del 1300, un commercio intra ed extra regnum a dir poco florido, con decine di migliaia di tonnellate di grano trasportati in ogni dove.

È da sottolineare inoltre l’enorme dovizia di particolari con cui, in questo importantissimo documento, sono segnati tutti i carichi con relativi tempi di consegna e stato delle merci, con una precisione a dir poco immensa. Abbiamo persino trovato prime prove di fideiussioni e la presenza di quelli che potremmo definire veri e propri agenti di commercio, con il compito specifico di riportare nella maniera più precisa possibile tutti i carichi in transito da barletta, così da poter reagire a qualsiasi tipo di situazione ed inconveniente che poteva riguardare il carico stesso.

È possibile quindi capire che già da allora le responsabilità per eventuali danni alla merce non ricadevano solo tra le parti contrattuali, ma sussisteva già da allora la responsabilità del vettore, in questo caso della nave mercantile e del suo equipaggio. Altra dimostrazione dell’importanza internazionale di Barletta come centro commerciale è la presenza dei Cambiatori, i cambia monete che dovevano assicurare la scioltezza dei traffici tra mercanti provenienti da paesi differenti e quindi muniti di conio differente.

Sappiamo anche chi usufruiva di Barletta come centro commerciale di riferimento?

Certamente, nel Quaderno possiamo ricavare che i soggetti coinvolti negli scambi commerciali registrati qui a Barletta erano delle categorie più varie! Si passa dalle principesse ai merca più umili, dai magistrati ai capitani di nave, da galee appartenenti a qualche esercito a semplici navi mercantili.

Dal punto di vista militare invece come si atteggiava la Città Marinara di Barletta?

Essendo, ripeto, una città comunque indipendente e dovendo garantire anche la sicurezza dei commercianti che vi passavano, oltre all’aspetto commerciale in Barletta c’era anche un’anima militare, per quanto più votata ad operazioni di pace che offensive vere e proprie.

Un esempio di impiego di forza militare lo abbiamo con l’arrivo delle truppe del re di Ungheria, Luigi I, nel 1348, quando approdò nel Regno di Napoli per vendicare l’uccisione di suo fratello Andrea, marito di Giovanna I di Napoli, ad opera dei fratelli di quest’ultima.

Anche Luigi I selezionò come punto strategico e quartier generale delle sue truppe Barletta e, nel tumulto delle fazioni a favore e contraria alla rappresaglia del potente re ungherese, la città apre senza troppi problemi le porte alle truppe di Ungheria. In questo contesto, con tutte le città del Regno di Napoli nel caos, i 300 cavalieri istituzionalmente stanziati a Barletta uscirono in missione solo per “mettere pace” (a loro modo ovviamente, con la superiorità di mezzi di cui disponevano) nei comuni vicini in preda ai tumulti.

Fin quando le forze ungheresi stanziate all’interno della città non infastidirono la popolazione e le attività commerciali, i cittadini e le forze militari di Barlettane non fecero nulla contro il contingente di Re Luigi. Però, dopo due anni di stanziamento, il comportamento del contingente, composto da oltre 18 mila soldati, divenne insostenibile e dannoso per la popolazione barlettana stessa.

È solo a questo punto che il conflitto si inasprì, con la parte alemanna del contingente ungherese che spadroneggia in città insultando le origini più umili della maggior parte della popolazione barlettana ed etichettandoli come un popolo di “masnadieri”. Il conflitto quindi diventò una vera e propria battaglia fisica tra esercito ungherese e l’intera società civile barlettana, nonostante il rapporto commerciale con l’Ungheria prima di allora era stato più che florido.

Ecco quindi dimostrato come Barletta è sia una città di estrema apertura ma anche di notevole dignità: le armi, lo scontro vero e proprio è stato iniziato solo per difendere la dignità della popolazione e della città tutta, come succederà anche, per esempio, con la Disfida di Barletta, per quanto le motivazioni dietro tale evento siano molto più complesse. Tuttavia questo episodio sottolinea la funzione non solo commerciale ma anche militare della Città Marinara di Barletta.

Da questo punto, mi pare che lei, proprio dal particolare comportamento, sia in campo militare che commerciale, abbia tratto un nome peculiare per la Città Marinara di Barletta…

Certo. Fatte tutte queste premesse, la domanda da porsi rimane questa: qual è l’identità specifica, con quale denominazione potremmo indicare Barletta? Similmente alla “Possente” Genova e alla “Serenissima” Venezia, potremmo definire Barletta come la “Pacifica” città Marinara, per sottolineare come, di volta in volta, oltre ad avere un ruolo di mediazioni tra le varie forze in movimento sul panorama nazionale e internazionale, Barletta ha avuto anche il ruolo di mettere pace in tempi di conflitto e accogliere i profughi delle persecuzioni religiose che avvenivano in quei tempi nel Medio-Oriente. Barletta ha quindi sì una spiccata volontà nel difendere la propria identità territoriale, ma ha sempre rivestito un ruolo principalmente pacifico. Per queste ragioni, nello stemma che presentiamo nel secondo volume di questa ricerca, abbiamo assegnato alla Città marinare di Barletta il motto: “Pacis et Victoriae Stella”, ovvero per l’appunto “Stella di Pace e di Vittoria”.

Concludendo, quando il ruolo di Città Marinara è venuto meno per Barletta?

Questo è un altro dato che avvicina Barletta ad altre Città Marinare come Genova e Venezia: tutte quante cesseranno di esistere come tali con l’avvento di Napoleone. Con una piccola eccezione per Barletta: se nelle altre città marinare ci saranno scontri terribili tra le forze locali e truppe napoleoniche, da noi invece la transizione è diciamo più pacifica. Probabilmente grazie a rappresentanti della massoneria locale, le istituzioni di Barletta e di tutto il Regno di Napoli erano state compromesse e, al loro arrivo, le porte della città vengono aperte alle truppe francesi, con lo sterminio conseguente di centinaia di cittadini andriesi e tranesi. Certo, con la restaurazione tutto verrà formalmente ripristinato, ma in una sorta di “repubblica delle banane”, che poi tramonterà definitivamente. Tuttavia su questo periodo storico i nostri studi stanno ancora continuando e riporteremo quando verrà scoperto nei volumi successivi di quest’opera.

A me non rimane quindi che ringraziarla l’attenzione concessaci e le auguro a nome di Barletta News un buon prosieguo di questo interessante lavoro.

Grazie a voi.

fonte http://www.barlettanews.it/barletta-citta-marinara-ruolo-istituzionale-commerciale-militare-intervista-al-dott-nicola-palmitessa/


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