Barletta, una città smaterializzata
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«Si dice che Barletta sia una repubblica italiana in miniatura. Ciò che succede qui succederà lì. E ciò che è successo in Barletta succederà in Italia. Qui e lì la litigiosità è la regola, che anima i buoni e i cattivi propositi insieme. Ma a Barletta la regola avrebbe superato la sua misura. Se sei un politico, oppure un semplice cittadino ora la carta vincente è lo scivolo in basso: il passaggio dal piano delle regole civili e politiche a quello personale e soggettivo si spingerebbe fino al ridicolo. Se il tuo sogno sarebbe fare il politico, l’amministratore, il capo autoreferenziato di te stesso, devi essere prima di tutto aggressivo cioè metterla sul personale. Se sei spiritato è meglio. Sembri vincente. Deve impressionare il tuo cieco dinamismo. Apparire come un incontrollabile esagitato e sempre affaccendato. Se non dai ascolto a nessuno. Ancora meglio. Tu sei tutto il bene che credi di vedere e sai tutto prima di ogni altro. Tu decidi di te stesso e gli altri ti serviranno. Tanto sei ormai un legittimato dall’idolo minore del consenso-politico. Sei un grande più di tutti. Anche se non tutti saranno uno come te.
Insomma, il politico nostrano di turno o di sempre, ingagliardito da leciti e legittimi incarichi, spesso recita la parte del bullo: nel relazionarsi verso gli altri scivola nel giudizio personale e bollarti per quello che tu stesso sa di non essere. Questo politico (spesso cooptato e impopolare) si arma di gratuite offese da buon compagnone. Fino intimidirti perché non possa difendere il tuo stesso lavoro o paventare una qualche forma di difesa. E se da tempo hai un progetto per la città e verso bene comune ma a costo zero, di fatto sei additato come pericoloso concorrente della democrazia a scala monetaria. Si è quindi costretti a ignorare te e il dovuto numero di protocollo comunale in una città smaterializzata e impersonale.
Perché un intero anno vissuto all’insegna della divina misericordia non ha prodotto alcun frutto? Perché Barletta è una città infelice? Perché i nostri amministratori sono come ossessionati dal dio denaro, del successo, della carriera o dalla vanagloria? Perché governano o si relazionano come se li attendesse una parusia personale dell’ultima ora? Se nel cuore di ciascuno non lasciamo tutti un po’ di spazio al Dio della Pace che si fa uomo per noi fino a nascere in una povera stalla tra le periferie del mondo, di quale speranza vivremmo?
In questi anni Barletta è come una città senza bussola, ha assorbita la parte peggiore dell’Italia – direbbe un redazionale della Gazzetta (G. De Tommaso, 21-12-2016) – “Non possiede cultura liberale e quindi non sa gratificare le idee e l’intraprendenza dei suoi spiriti migliori. Non sa ragionare in termini di forza e di prestigio”. “Siamo punto e a capo come nei secoli addietro, quando la litigiosità e la divisione fra mille staterelli non consentì di fare della potenza economica di città leader come Firenze, Genova e Venezia (aggiungerei Napoli e Barletta autentica città marinara come Genova e Venezia) il lievito di un vero Stato nazionale. Con la differenza che allora eravamo la culla della cultura europea”».
Dott. Nicola Palmitessa – Centro Studi: La Cittadella Innova
fonte https://www.barlettaviva.it/notizie/barletta-una-citta-smaterializzata/